French Connection
La French
Regia Cédric Jimenez, 2014
Sceneggiatura Audrey Diwan, Cédric Jimenez
Fotografia Laurent Tangy
Attori Jean Dujardin, Gilles Lellouche, Céline Sallette, Mélanie Doutey, Benoît Magimel, Guillaume Gouix, Bruno Todeschini, Moussa Maaskri, Cyril Lecomte, Bernard Blancan, Gérard Meylan, Eric Fraticelli, Féodor Atkine.
Marsiglia 1975. Pierre Michel (Jean Dujardin), magistrato a Metz, viene promosso all’Anticrimine. Il giudice dovrà combattere una difficile guerra contro la malavita operante nel Sud della Francia. A Marsiglia domina Gaëtan Zampa (Gilles Lellouche), “intoccabile” trafficante di eroina, la cui forza principale è nel silenzio che impera sul suo nome. E, guarda un po’, il Procuratore non vuole scandali. Il sindaco della città è destinato a entrare in politica. La storia che il regista marsigliese racconta non è inventata. La realtà del boss Zampa è conosciuta in città un po’ da tutti e il giudice Michel ha avuto anche modo di incontrare l’italiano Giovanni Falcone a proposito dei contatti mafiosi con i trafficanti del Nord. La difficoltà di questo tipo di thriller è nella gestione di personaggi/figure standardizzati nell’immaginario collettivo attraverso il “racconto” che li precede e che li ha formati consolidandone i caratteri anche simbolici. Il problema è comune a tutti i generi, non solo cinematografici. Del resto, non è difficile controllare come un certo grado di standardizzazione riguardi perfino la vita quotidiana di ciascuno di noi. Jimenez ottiene un buon risultato con l’umanizzazione dei personaggi principali, insistendo il meno possibile sul tipo di ruolo che incarnano e indagando invece sulle qualità caratteriali e perfino sentimentali: Michel e Zampa sono due uomini che seguono il proprio destino, dettato dal ruolo ma disegnato soprattutto da una necessità interna che va oltre i condizionamenti della routine. Contribuiscono al quadro realistico le presenze delle loro due donne (Jacquiline Michel/Céline Sallette e Christiane Zampa/Mélanie Doutey), molto più che ritagliate su modelli precostituiti. Per via della sostanza del contenuto – la droga marsigliese, i rapporti con la giustizia e la politica, i doveri e i modi del giudice – viene da pensare almeno a Il braccio violento della legge (in originale, The French Connection), di William Friedkin, Oscar 1971 al film, alla regia, alla sceneggiatura di Ernest Tidyman e all’interpretazione di Gene Hackman, l’agente della narcotici. Ma qui s’impone – ed è il merito qualitativo specifico del regista – l’aderenza alla tradizione realistica del cinema francese, pur nell’ambito del genere “polar” (poliziesco/noir). Michel e Zampa – coppia di attori ben assortita – poggiano la loro consistenza su una credibilità personale che domina la vicenda aldilà della trama e anche delle singole scene, immancabili, di regolamento di conti, carneficine, ecc. Il rispetto del proprio retroterra culturale è la chiave di lettura più utile al film.
Franco Pecori
26 Marzo 2015