L’educazione fisica delle fanciulle
The fine art of love – Mine Ha-Ha
John Irvin, 2005
Jacqueline Bisset, Hanna Taylor Gordon, Mary Night, Anna Maguire, Enrico Lo Verso.
La direttrice è proprio cattiva e corrotta. Lo sa anche lei e finirà male. E nemmeno vi sono dubbi che tutte le altre, fanciulle sedicenni, anziane serve, istitutrici maestre di danza, siano coprotagoniste di una storia perversa e tipicamente rappresentativa dell’ipocrisia (a voler essere buoni) di una certa educazione tradizionale tedesca, quale si usava tra Ottocento e Novecento. “Mine Ha-Ha” è il luogo dove la cascata “ride”, grotta di intimità femminili, proibite per le collegiali, ma che pure accaddero. E Mine Ha-Ha è anche il romanzo di Frank Wedekind, da cui la sceneggiatura di Alberto Lattuada e Ottavio Jemma, per il film ambientato in Turingia e a in gran parte italiano, coprodotto tra gli altri, da Ida Di Benedetto e da Rai Cinema (Fuori concorso a Venezia). Adeguatamente femminista (fanciulle represse e torturate), l’inglese Irvin addolcisce la pillola con una fotografia (Fabio Zamarion) molto “artistica” e con l’aiuto di Dante Ferretti, supervisore alla scenografia. Il contenuto “scabroso”, grazie anche all’efficacia delle interpreti, è reso così accettabile anche a quanti non amano propriamente alcun tipo di crudeltà.
Franco Pecori
25 Novembre 2005