Copia originale
Can You Ever Forgive Me?
Regia Marielle Heller, 2018
Sceneggiatura Nicole Holofcener, Jeff Whitty
Fotografia Brandon Trost
Attori Melissa McCarthy, Richard E. Grant, Jane Curtin, Dolly Wells, Anna Deavere Smith, Josh Evans.
Fantasmi circolano ancora. Ricordate Abby (Melissa McCarthy) ed Erin (Kristen Wiig)? Le due scrittrici senza talento, dopo un vano tentativo di gloria con un libro sui fantasmi, finivano per dedicarsi alla vera caccia ai fantasmi (Ghostbusters, Paul Feig 2016). In Copia originale la McCarthy è di nuovo nei panni di una scrittrice, Lee Israel, dal cui libro, Can You Ever Forgive Me?, Marielle Heller – alla seconda regia, dopo Diario di una teenager 2015 – ha tratto il film. Dopo il successo ottenuto con le biografie di personaggi come Katharine Hepburn ed Estée Lauder, Lee vede calare drammaticamente le vendite dei suoi ultimi lavori e arriva a trovarsi senza un soldo. Vive nel disordine generale di una piccola dimora in affitto (da mesi ormai non riesce a pagare la quota mensile), e presto dovrà rinunciare all’affetto della sua gatta, anziana e malata. È il 1991, gli anni Novanta non potrebbero annunciare in modo più doloroso il passaggio d’epoca, segnato da decadenza del gusto e dei valori culturali. Gli scrittori parlano per frasi fatte e orientano la loro attività principalmente all’esercizio del “sapersi presentare” e del “farsi conoscere”. Diviene sempre più difficile campare “senza spalare merda”. Qui interviene la bravura dell’attrice protagonista. Sul filo della commedia e del thriller psicologico, rispettosamente guidata/seguita dalla regia, Melissa McCarthy beve, fuma, bofonchia rimbrotti (soprattutto a se stessa), cerca aiuto e non lo chiede, trova finalmente un marchingegno per sopravvivere. Ma non tanto per sopravvivere e basta: la sua Lee Israel, mentre soffre, si diverte a trovare l’inganno, un po’ per autoironia e un po’ per disprezzo della falsa scrittura di successo. Carte false! E allora, sia. Star come Noël Coward o Dorothy Parker, hanno lasciato lettere interessanti, soprattutto private, a volte anche semplici appunti, spesso di un valore biografico e comunque cibo appetibile per la curiosità dei collezionisti, tanto da far campare bene i commercianti di tali rarità. Ghostbusters. Occorre fortuna per imbattersi in certi ritrovamenti, ma alla fortuna si può dare una mano. Copie false, ecco cosa riesce a fare la scrittrice in crisi. Un vago livello di immedesimazione, come in ogni impresa biografica che si rispetti, nutre lo spirito dell’impresa e Lee si avvia a raggiungere il successo che sul versante della “autenticità” le è stato negato. Le si accosta, strada facendo, un tipaccio simpatico che vende lassativi come fossero coca. Jack (Richard E. Grant), le fa compagnia finché non entra in scena l’FBI. Certe celebrità passate a miglior vita non si rassegnano a subire truffe che non siano di un valore commerciale più che ragguardevole. E purtroppo, i progressi di Lee Israel nello smercio di copie truffaldine non riescono, o non fanno in tempo, a raggiungere la dovuta vetta. Vedremo cosa succederà in tribunale. Intanto non si può non notare che qualcuno dei trafficanti in collezionismo continua ad arricchirsi nella piena consapevolezza del misfatto. Varrà la pena, pensa la scrittrice, di scrivere un libro di memorie. [Torino 2018, Festa Mobile]
Franco Pecori
21 Febbraio 2019