Viaggio al centro della Terra 3D
Journey to the Center of the Earth
Eric Brevig, 2008
Brendan Fraser, Josh Hutcherson, Anita Briem, Giancarlo Caltabiano, Garth Gilker.
Con i mezzi che il digitale mette a disposizione, sembra che il cinema voglia restituire al sogno l’immaginazione dello scrittore (Jules Verne). Il tridimensionale Viaggio di Brevig attinge agli anni ’50, non tanto per il precedente del film di Henry Levin (con James Mason allora cinquantenne), versione cinematografica (1959) del romanzo ottocentesco (1864), quanto per il sapore “rétro” che l’aggiornamento tecnologico porta con sé (il cinema in 3D può andare dal Treno dei Lumière ai mancati trionfi della metà del secolo scorso, ai vani “ritorni” dei ’70). A ciò si deve aggiungere il sempre più insistente annuncio dell’immissione delle tre dimensioni su larga scala nel piccolo schermo televisivo. In quest’ottica, la valorizzazione della fruizione stereoscopica delle immagini “giustifica” la vistosa attenuazione del valore interpretativo nelle figure dei personaggi. Il film di Brevig è esplicitamente indirizzato ai ragazzi – diciamo sui 12-13 anni -, ma questo non comporterebbe, di per sé, una certa cancellazione della profondità narrativa. Invece, le immagini sono quasi esclusivamente volte alla “meraviglia” del mondo sotterraneo che si apre agli occhi dei protagonisti. La verosimiglianza delle situazioni cede il campo alla dimensione quasi-onirica costringendo la fantasia nel recinto della libertà gratuita, libertà “garantita” dal potere della tecnologia. La suspence non è relativa al problema di trovare una via di uscita dall’abisso interno al cielo azzurro, né contano granché le nozioni vulcanologiche, immerse come sono nel miscuglio e nella stratificazione di rimandi al cinema d’avventura – la corsa mozzafiato sui carrelli dell’antica miniera non è che una “montagna russa” senza il Tempio Maledetto di Indiana Jones: l’attesa è tutta verso l’invenzione formale e verso le sue soluzioni. È un viaggio di effetti.
Franco Pecori
16 Gennaio 2009