Malarazza – Una storia di periferia
Malarazza – Una storia di periferia
Regia Giovanni Virgilio, 2017
Sceneggiatura Giovanni Virgilio, Luca Arcidiacono
Fotografia Gianni Mammolotti
Attori Stella Egitto, Paolo Briguglia, David Coco, Cosimo Coltraro, Antonino Frasca Spada, Lucia Sardo.
Una storia di periferia. Quale periferia? Una qualunque? Non c’è qualunquismo, ma non è indifferente il rischio di un universalismo, anche filosofico, sociologico e morale, diciamo insomma culturale, dovuto a fattori di comunicazione: il sistema, le preferenzialità di derivazione televisiva, il calcolo del rischio produttivo. In altre parole, si può dire che vi sia non poco del cinema italiano corrente. E tutto questo – qui un certo grado di paradosso – passa per un “attraversamento” estetico dello stereotipo narrativo, figurale, rappresentativo del mondo circostante, nel quale viviamo, direttamente o massmediaticamente. Sul piano referenziale, la storia è ambientata in una periferia di Catania, solito degrado, solita diffusione dello spaccio di droga, solita lotta più o meno sotterranea per il dominio ambientale, solite figure rappresentative di “zone di vita”, dalla prostituzione di vario genere al confronto di arroganze più o meno violente di boss ricalcati sull’immaginario del cinema e del subtvcinema. Il pacco complessivo forma una confezione che la canzone di apertura definisce giustamente così: “Per qualcuno è potere, ma per noi è una disgrazia”. Il “noi” rispecchia una visione dall’interno, di persone non necessariamente coinvolte in maniera diretta nella “malavita” ma comunque, specie a livello giovanile, precostitutivamente imprigionate in condizionamenti non facili da decostruire. E in sostanza il film è proprio leggibile, nel complesso, come una tensione interna verso un’istanza di liberazione da certe leggi di “sociopolitica alternativa” – negativa rispetto alla morale corrente che guida il vivere “civile”. Il racconto approda a una conclusione amara, sospesa nell’incerta prospettiva di modifiche che appaiono “impossibili”, eppure non del tutto serrata in un’arsura incurabile di giustizia sociale. Nel contesto “risaputo” – figure, situazioni e circostanze proposte e ricorrenti nell’arco del film in una maniera ridondante, tanto da traboccare in momenti “tragicomici” (Tommasino Malarazza / David Coco e Pietro “U Porcu” / Cosimo Coltraro a confronto in riva al mare) – spicca la dinamica del personaggio principale femminile, di Rosaria (brava Stella Egitto, già apprezzata sotto la direzione di Pierfrancesco Dilberto – In guerra per amore 2016), moglie giovane e ribelle di Malarazza, nonché madre di Antonino (Antonino Frasca Spada), adolescente sulla strada della perdizione. Contribuisce a movimentare la trama dei contrasti e delle resistenze interne alle leggi malavitose la figura del fratello transessuale di Rosaria, Franco (Paolo Briguglia), persona sensibile, disponibile e condannata al sacrificio. Riassumendo, lo stereotipo di base, preso in sé, non sarebbe salvabile sul piano estetico, tuttavia una lettura di “attraversamento” del senso convenzionale può essere produttiva per un passo verso la progressiva coscienza di un andamento non più vivibile della nostra storia.
Franco Pecori
9 Novembre 2017