Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti
Loong Boonmee raleuk chaat
Apichatpong Weerasethakul, 2010
Fotografia Sayombhu Mukdeeprom
Thanapat Saisaymar, Jenjira Pongpas, Sakda Kaewbuadee, Natthakarn Aphaiwonk, Geerasak Kulhong, Kanokporn Tongaram, Samud Kugasang, Wallapa Mongkolprasert.
Cannes 2010, Palma d’Oro
Istanza di continuità. Il cinema asseconda la visione della vita unica, che si trasforma e ritorna, animali e esseri umani, in un sogno circolare, orientale. Reincarnazione è ancora poco, la necessità prende forma di intrusione immaginaria nella discrezione dei singoli e la morte diviene coscienza della non-morte, ripensamento dell’esperienza. Il thailandese Weerasethakul, meno esplicitamente erotico che in Tropical malady (Premio della Giuria a Cannes 2004), attraversa la memoria passando per lo zio Boonmee (Saisaymar). L’uomo, in dialisi, avverte il tempo della propria consunzione e chiede di tornare al luogo della sua prima nascita, nel cuore della foresta. Assistito dai parenti, vivi e fantasmi, si avvia a continuare il sentimento armonioso di una nuova esistenza, consapevole di aver «ucciso troppi comunisti e troppi insetti». Il film mantiene solo a tratti ciò che promette nella primissima sequenza. Ad apertura, un bovino in controluce “medita” vicino a un albero. La notte (o l’alba) è chiara, l’animale si libera del laccio che lo lega e corre via scivolando nel silenzio, quasi chiamandoci a un viaggio misterioso con lui. Altre “presenze” si succederanno, in una raccolta fiabesca di quadri interiori, uomini/scimmia dagli occhi rossi (uno è il figlio di Boonmee), principesse in accoppiamento acquatico con pesci-gatto. L’omogeneità fantastica si rompe però nei raccordi con la “realtà”, laddove non sappiamo più distinguere la consistenza materiale dei corpi e degli oggetti, se sia dovuta al miracolo del cinema o alla dimensione “altra” in cui vive il protagonista. Ricorrono, per esempio, immagini “documentarie” di soldati che richiamano gli scontri violenti di Bangkok; e si mescolano con scene “realistiche” di vita che riguardano la famiglia di Boonmee. Un po’ di poesia si perde. Lo diremo allo zio che si ricorda le vite precedenti, incontrandolo prima o poi da qualche parte.
Franco Pecori
15 Ottobre 2010