Dopo l’amore
L’économie du couple
Ragia Joachim Lafosse, 2016
Sceneggiatura Mazarine Pingeot, Fanny Burdino, Joachim Lafosse, Thomas Van Zuylen
Fotografia Jean-François Hensgens
Attori Bérénice Bejo, Cédric Kahn, Marthe Keller, Jade Soentjens, Margaux Soentjens.
Obiettivare in quantità materiali il valore dei sentimenti in una coppia (marito e moglie con due figlie piccole) che non riesce più a convivere e cerca la giusta via per una separazione è difficile almeno quanto comparare misure appartenenti a sistemi diversi. In più, la situazione di Marie (Bérénice Bejo) e Boris (Cédric Kahn), parte già da una instabilità in via di consolidamento, giacché è la donna a chiedere la separazione e lascia che il padre delle bambine resti momentaneamente in casa per occuparsi delle figlie secondo turni giornalieri ben fissati. Tutto ciò nell’attesa di trovare un accordo sulla somma di danaro da spartire, in relazione al valore della casa, proprietà di Marie ma la cui ristrutturazione è stata opera di Boris, architetto non proprio in floride condizioni economiche. Joachim Lafosse sembra quasi continuare qui l’imbarazzante discorso aperto col suo primo film, Proprietà privata (Nue propriété, 2006), drammatico confronto di valori e comportamenti già lì all’interno di “quattro mura”, tra una donna dalla forte personalità (Isabelle Huppert), due figli grandi, un marito, divorziato da tempo ma col quale vige ancora un regime di lite continua, e un nuovo compagno che non riesce a sostenere la tensione. Si trattava di dare un senso alla “proprietà” della casa, anche lì la difficoltà era nella definizione di quel valore. In quest’ultimo film (al primo hanno fatto seguito altri quattro titoli, non distribuiti in Italia) il tema dell’economia della coppia (molto più giusto il titolo originale) è svolto con il solito rigore – ma diremmo piuttosto precisione, attenzione – verso la suspense interna alla situazione (siamo ancora dalle parti di Chabrol), contenendo la carica esplosiva nella precarietà di un equilibrio forzoso e sofferto, sempre sul limite di una deflagrazione nutrita di paradossi, di provocazioni, di emozioni che sembrano voler/dovere rispondere a impertinenze difficili da omogeneizzare e meno che mai da risolvere. Glaciale, infatti, la soluzione davanti alla legge, scena che in chiusura rimanda provocatoriamente al complesso problematico, tutto da ricommisurare (in un diverso tipo di società?). Molto bravi gli attori. [2016, Cannes Quinzaine de Réalisateurs. Torino Festa mobile]
Franco Pecori
19 Gennaio 2017