Un amore su misura
Un amore su misura
Renato Pozzetto, 2006
Renato Pozzetto, Camilla Sjoberg, Anna Galiena, Cochi Ponzioni,
Fabrizio Kofler, Renato Scarpa, Anna Stante.
“Mezza mela che non combacia con un’albicocca”: così l’ingegner Corrado Olmi definisce l’ “incompatibilità” tra un marito e una moglie, cioè la ragione per cui Carla (Galiena) lo ha lascia dopo 15 anni, improvvisamente. Lui “non ha fatto niente”, si sente incolpevole. Eppure proprio a quel “niente”, a quel grigio assoluto è da attribuire l’esito deludente di quella vita di coppia. Ora Corrado si sente solo. Ma non è completamente solo. Un incaricato della compagnia giapponese Yono-Cho lo ha puntato, lo ha seguito passo passo per alcuni mesi e ha stabilito che Olmi è il tipo giusto per l’esperimento: fornire all’uomo solo la donna ideale per lui. Finta, costruita in laboratorio a partire da una cellula, ma “ideale”, perfetta rispetto alle indicazioni fornite dallo stesso Corrado; il quale, incredulo, si presta al “gioco” e si vede arrivare a casa il magico pacco con la donna-bambola (Sjoberg). Non tutto andrà liscio. Intanto, l’ingegnere ha ricorrenti visioni della moglie che continua a rimproverargli la sua nuova vita. E poi, Corrado si stanca ben presto di quella specie di paradiso artificiale in cui è piombato all’arrivo di Elettra (ma sarà poi veramente una donna finta?); si accorge che, rispetto alla “meravigliosa” novità della propria condizione di cavia beata, persino la coppia dei due suoi amici gay (Ponzoni e Scarpa) gli sembra più interessante, più umana. E infatti, il tema del film, ovvio ma non facile, è dato dal contrasto tra la malinconia vera di Olmi e il contraltare tecnologico della felicità. Tra i due poli non c’è partita, l’amore non è un abito che si possa fare “su misura”. Pozzetto, alla terza regia (Saxofone, 1978 – Papà dice messa, 1996), conserva la principale qualità della sua vis comica: il linguaggio (che non è solo la battuta) surreale tradotto in una recitazione “indifferente”, straniata. Il susseguirsi delle scene sembra scivolare un po’ pigramente, ma attenzione a non confondere: qui siamo nel cabaret illustrato.
Franco Pecori
26 Gennaio 2007