Peter Del Monte, regista “fuori campo”
Peter Del Monte, regista e sceneggiatore, è morto oggi in una clinica romana. Era nato a San Francisco, il 29 luglio 1943. Laureato in Lettere alla Sapienza di Roma con una tesi sulle estetiche cinematografiche, si diplomò al Centro Sperimentale sotto la direzione di Roberto Rossellini.
Nessuno mi pettina bene come il vento, 2014
Peter Del Monte sul set dell’ultimo film
con Laura Morante e Andrea Denisa Savin
ALLA SCUOLA DI ROSSELLINI
Fuori campo, 1969
Regia: Peter Del Monte, 1969
Attori: Attori: Ausonio Tanda, Vittorio Fanfoni, Alessandro Haber, Bruno Cattaneo, Nicole Tessier
Soggetto: Peter Del Monte
Sceneggiatura: Peter Del Monte, Franco Pecori
Fotografia: John Chu, Sandro Bernardoni
Musiche: Fiorenzo Carpi
Montaggio: Peter Del Monte
Scenografia: Gennaro Passerotti
Produzione: Centro Sperimentale di Cinematografia
Nicole Tessier
Ausonio Tanda
Per Del Monte il cinema incomincia a partire dal momento in cui si pone come problema. […] Sia il cinema che il film (e i suoi personaggi), anche se in modi diversi, sono alle prese con la stessa incapacità di aderire alle cose che li circondano. È per questo che si sentono come “stranieri”, come se fossero, appunto, “fuori campo”. Franco Ferrini, Cinema & Film, n.10, inverno 69-70.
Fuori campo, 1969
Irene, Irene, 1975
L’altra donna, 1980
Piso pisello, 1981
Piccoli fuochi, 1985
Giulia e Giulia, 1987
Etoile, 1989
Tracce di vita amorosa, 1990
Compagna di viaggio, 1996
La ballata dei lavavetri, 1998
Controvento, 2000
Nelle tue mani, 2007
Di me cosa ne sai, 2009 (Attore)
Nessuno mi pettina bene come il vento, 2014
Dare battaglia al moralismo
Dibattito su una lettera di Jean-Marie Straub, Paese Sera, 2 aprile 1970.
Jean-Marie Straub non intende far doppiare in italiano il suo ultimo lavoro realizzato per la tv (si tratta di un dramma di Corneille registrato in lingua francese – Le yeux ne veulent pas en tout temps se fermer ou Peut-être qu’un jour Rome se premetterà de choisir à son tour, da Othon di Pierre Corneille). Dopo la sua lettera e quelle di un gruppo di redattori della rivista Cinema e Film e di un gruppo di tecnici del suono, è oggi la volta dell’intervento di un autore e di un critico: Peter Del Monte e Franco Pecori.
“Non ci piace considerare il problema a livello di poetica personale. A volerla considerare su questo piano, l’imposizione del doppiaggio da parte degli ‘organizzatori della cultura’ viene ad essere l’oppressione di una poetica da parte di un’altra (la poetica di Straub da parte della poetica dei produttori). Il doppiaggio è diventato di fatto strumento di repressione al servizio di una ideologia autoritaria, moralisticamente contrabbandata come esigenza di salvaguardare la ‘libertà’ dello spettatore. Questo ‘rispetto del pubblico’ non è che il rispetto di certi meccanismi di produzione, direttamente legati a organismi parassitari, che vivono sull’arretratezza della cultura e sull’avvilimento delle idee. Le leggi interne di tale produzione sono rigide e non ammettono trasgressioni agli interessi commerciali, ai quali sono totalmente subordinate. La battaglia deve essere contro il moralismo di chi si crede depositario della verità e, come tale, autorizzato a sacrificare la libertà dell’autore ad una umiliante idea di popolarità, che altro non è che la falsa copertura democratica di una ideologia conservatrice”. (In F.P., Senso di bellezza, Iter Edizioni, 2020).
31 Maggio 2021