Ciao Giuliano Prasca
Giuliano Prasca se n’è andato il 28 febbraio 2019. L’ho frequentato da ultimo, una decina di anni. Un Prasca fuori dalle sezioni di partito, voglioso di rendersi conto dei nuovi linguaggi. Si era stati al Paese Sera e al Tg3, ma poi, da pensionati, ecco il Giuliano con quel suo passo caracollante, da pugile, che mi aspetta sfogliando libri nella libreria di Cinecittà 2. E prendiamo un caffè prima di uscire sulla terrazza, avanti e indietro per un’oretta. Il periodo insieme da giornalisti era servito a intuire un’affinità interna. Ora, l’urgenza di un’altra riflessione, per rivisitare, rileggere le cose fatte, non separando sostanza da forma, pratica da linguaggio. Un senso di fraternità morale, umana in entrambi. Ma ho anche sentito che mi toccava il privilegio di quegli appuntamenti ricorrenti con il Prasca nuovo. Il linguaggio è stato il tema, le parole perdute della sinistra, i comportamenti confusi, analfabetici, della nuova generazione. Poi sono andato a trovarlo a casa, lui sempre con un libro in mano, io seduto accanto, vicino perché non si sforzasse a parlare a voce alta. L’ultima volta, al telefono mi ha ripetuto: «C’è una grande confusione».
Giuliano Prasca (a destra), Tg3 febbraio 1991
Franco Pecori
1 Marzo 2019