Cinema, Sul doppiaggio
DARE BATTAGLIA AL MORALISMO
Dibattito sulla lettera di Straub
La lettera aperta del regista Jean Marie Straub ha provocato, come già abbiamo avuto occasione di scrivere, una serie di lettere. Straub che, come è noto, non intende far doppiare in italiano il suo ultimo lavoro realizzato per la tv (si tratta di un dramma di Corneille registrato in lingua francese) [“Le yeux ne veulent pas en tout temps se fermer ou Peut-être qu’un jour Rome se permettra de choisir à son tour”, da “Othon” di Pierre Corneille] affrontava in chiave ideologica il problema delle tecniche cinematografiche. Dopo la sua lettera abbiamo pubblicato quella di un gruppo di redattori della rivista Cinema e Film e quella di un gruppo di tecnici del suono. E’ oggi la volta di un intervento di un autore e di un critico: Peter Del Monte e Franco Pecori. Ecco il testo:
Il commento di Paese Sera alla lettera di Jean-Marie Straub sul doppiaggio può deviare il senso della questione posta dal regista e precludere l’avvio di un discorso politico più ampio che riguarda tutti coloro che operano per il rinnovamento delle strutture del cinema. Non ci piace considerare il problema a livello di poetica personale. A volerla considerare su questo piano, l’imposizione del doppiaggio da parte degli “organizzatori della cultura” viene ad essere l’oppressione di una poetica da parte di un’altra (la poetica di Straub da parte della poetica dei produttori).
Il doppiaggio è diventato di fatto strumento di repressione al servizio di una ideologia autoritaria, moralisticamente contrabbandata come esigenza di salvaguardare la “libertà” dello spettatore. Questo “rispetto del pubblico” non è che il rispetto di certi meccanismi di produzione, direttamente legati a organismi parassitari, che vivono sull’arretratezza della cultura e sull’avvilimento delle idee. Le leggi interne di tale produzione sono rigide e non ammettono trasgressioni agli interessi commerciali, ai quali sono totalmente subordinate. La battaglia deve essere contro il moralismo di chi si crede depositario della verità e, come tale, autorizzato a sacrificare la libertà dell’autore ad una umiliante idea di popolarità, che altro non è che la falsa copertura democratica di una ideologia conservatrice.
Olimpia Carlisi, Camille nell’ “Othon” di Staub-Huillet, 1970
Peter Del Monte, Franco Pecori, Dare battaglia al moralismo, Paese Sera, 2 aprile 1970
2 Aprile 1970