Antonioni, Oscar alla carriera
PREMIO AL CINEMA D’AUTORE
Michelangelo Antonioni ha 83 anni. Ha terminato di girare, nella sua Ferrara, il 18mo film, Al di là delle nuvole, con l’assistenza di Wim Wenders: due registi, due generazioni che continuano a credere nel cinema d’autore. Sarà anche questo il significato da cogliere, il 27 marzo, quando Jack Nicholson, il protagonista di Professione: reporter (’75) consegnerà ad Antonioni l’Oscar alla carriera. Tra i sostenitori della candidatura del maestro, Martin Scorsese, Bernardo Bertolucci, Francis Coppola, Elia Kazan, Oliver Stone. Fellini nel ’93 ed ora Antonioni: la grande industria del cinema riconosce gli autori italiani.
COMUNICARE COL CINEMA
Da 12 anni Antonioni non ha più l’uso della parola, quasi che una legge superiore abbia voluto accentuare simbolicamente i termini della sua poetica. Il regista ha infatti sempre cercato di esprimere con i film ciò che la ragione delle parole non poteva dire. E ciò nonostante la vocazione letteraria. Il regista ha scritto egli stesso racconti e sceneggiature. Ma poi il set è un’altra cosa, è la cinepresa con gli oggetti (persone, cose, suoni) da inquadrare e cioè da scegliere e combinare, da mettere in rapporto tra loro. Per Antonioni, un modo speciale di comunicare, d’istinto e secondo morale, come direbbe egli stesso.
I SUOI 19 FILM E I PREMI
1947 Gente del Po (documentario) 1950 Cronaca di un amore, 1952 I vinti, 1953 La signora senza camelie, Tentato suicidio (episodio de L’amore in città), 1955 Le amiche, 1957 Il grido, 1959 L’avventura, 1960 La notte, 1962 L’eclisse, 1964 Deserto rosso, 1965 Il provino (episodio de I tre volti), 1966 Blow-up, 1970 Zabriskie Point, 1972 Chung Kuo (Cina), 1975 Professione: reporter, 1980 Il mistero di Oberwald, 1981 Identificazione di una donna, 1995 Al di là delle nuvole, 2001 Il filo pericoloso delle cose (episodio di Eros).
Premi: Le amiche Leone argento, Nastro argento La notte Orso d’oro, Nastro argento L’eclisse Premio speciale Giuria a Cannes Deserto rosso Leone d’oro Blow-up Gran Premio Giuria a Cannes, Nastro argento.
IL REGISTA E LA LETTERATURA
Dopo i tre film: L’avventura, La notte e L’eclisse, Antonioni fu considerato, tra i grandi registi italiani, il più vicino alla letteratura europea moderna: Flaubert e Cechov, per lo sguardo “obbiettivo”; Joyce e Proust, per il fluire “interiore” delle immagini; Robbe-Grillet, per il distacco anti-psicologico. Mentre Fellini proponeva (La dolce vita) uno strabocchevole spettacolo “di superficie”; e Visconti (Rocco e i suoi fratelli) faceva un cineromanzo, Antonioni riduceva quasi a zero la trama e frantumava la drammaticità degli avvenimenti in una serie “casuale” di cose “non dette”, o “irrilevanti”.
LA POESIA DELL’IRRILEVANTE
Rispetto al cinema classico, nei film di Antonioni non succede niente. Assistiamo ad una specie di flusso della coscienza mescolato al flusso della realtà. La cinepresa coglie dettagli, livellandone l’importanza, come se ciò che si vede fosse tutto ciò che esiste e che si può conoscere. La logica narrativa è spezzata, a favore della ricerca di legami più interni delle cose tra loro, seguendo un filo poetico che utilizza l’irrilevante per costruire il nuovo, secondo un’ispirazione che, per la prima volta nel cinema italiano, è fuori dalla tradizione neorealistica.
MONTAGGIO E RECITAZIONE
Tempi e tagli hanno in Antonioni un’importanza fondamentale. Il montaggio ha molta responsabilità nella costruzione del senso. Tutto ha origine dal lavoro sull’inquadratura. In un certo senso, ciò che ne resta fuori ha un valore analogo a quanto invece ne viene “catturato”. Si spiega così l’uso che il regista fa degli attori. L’attore – dice Antonioni – «non deve capire, deve essere»; ossia deve offrire tutta la propria disponibilità ad essere intuitivamente nella situazione. E la cinepresa potrà cogliere momenti non preselezionati della recitazione, gesti non legati al significato dell’intreccio narrativo.
SENSIBILE AL TEMA DONNA
Alle figure femminili Antonioni ha dedicato sempre molta attenzione. Per il regista la donna, più che un “argomento da trattare”, è un “tema da rappresentare”. E la sua fisicità non vuol essere semplice erotismo, bensì una possibilità concreta di cogliere il tema della crisi (crisi dei rapporti privati e sociali, crisi del mondo moderno) nel momento percettivo. La donna – dice Antonioni – ha «un acume istintivo che l’ uomo non sempre ha». Ricordiamo Lucia Bosè, Valentina Cortese, Alida Valli, Monica Vitti, Jeanne Moreau, Vanessa Redgrave, Daria Halprin, Maria Schneider, Daniela Silverio.
INCOMUNICABILITA’ MA…
Antonioni è stato definito il regista dell’incomunicabilità. Umberto Eco ha chiarito il possibile equivoco di restare alla psicologia dei personaggi. I film di Antonioni sono, per Eco, una «metafora del mondo in cui ci muoviamo». Incomunicabilità significa – dice Eco – «che la mia vita professionale, la mia vita familiare può essere determinata dal gioco del rialzo e del ribasso delle azioni in borsa, che le frasi che io dico e le affermazioni di principio in cui credo possono essere semplici mascherature ideologiche di forze (…) sulle quali non posso reagire» (cfr. Carlo Di Carlo, Michelangelo Antonioni, Bianco & Nero, 1964).
Franco Pecori Antonioni, Oscar alla carriera Rai Televideo, 20 marzo 1994 – aggiornamento 31 luglio 2007.
20 Marzo 1994