TFF 2019 A White, White Day
Direttore Emanuela Martini
149 lungometraggi, 11 mediometraggi, 31 corti
44 lungometraggi opere prime e seconde
45 anteprime mondiali
28 anteprime internazionali
64 anteprime italiane
Vince Hvítur, Hvítur dagur/A White, White Day
di Hlynur Pálmason (Islanda/Danimarca/Svezia, 2019)
Islanda. Lutto, vendetta, amore. Un commissario di polizia
in congedo sospetta che un uomo del posto abbia avuto
una relazione con sua moglie, morta in un incidente
due anni prima. Scoprire la verità è la sua ossessione.
Gran Premio Torino a Barbara Steele
Il 27/11 La maschera del demonio – Mario Bava, 1960
Barbara Steele aveva esordito in Inghilterra e, dopo una prima sfortunata tappa hollywoodiana, nel 1960 era arrivata in Italia, dove aveva incontrato subito l’autore e il genere che l’avrebbero trasformata in una star: Mario Bava, all’esordio nella regia con La maschera del demonio, caposaldo della nascente ventata gotica italiana. Alta, sinuosa, viso ovale marcato da punte aguzze, occhi enormi, fu la signora indiscussa dei film di Bava, Freda, Margheriti, Caiano e gli altri, una presenza forte e misteriosa, che riusciva a trasmettere sia i tormenti del Male che l’ambiguità del Bene. Più spesso “Regina delle tenebre”, vampira, strega, spettro, amante demoniaca, a volte interpretò anche fanciulle in pericolo. Oppure “false buone” o i doppi ruoli di reincarnazioni demoniache. In Italia divenne una figura familiare, interpretò alcune commedie ed ebbe due parti notevoli: la felina Gloria del serraglio di Guido in 8 1/2 di Fellini e la scatenata principessa bizantina in L’armata Brancaleone di Monicelli. E nei decenni successivi, a Hollywood, si rivolsero alla sua presenza evocativa i nuovi maestri, Joe Dante, Cronenberg, Jonathan Demme. (Emanuela Martini)
Film di apertura Jojo Rabbit (Germania, USA, 2019) di Taika Waititi, con Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Scarlett Johansson, Sam Rockwell.
Satira del nazismo. Jojo Betzler, 10 anni, vive a Vienna con la mamma vedova durante l’ultimo periodo della dittatura. Dolce e un po’ timido, Jojo ha con un grande amico paffutello e occhialuto, insieme al quale vuole diventare un perfetto giovane nazista. Il suo idolo è Adolf Hitler. [Uscita italiana, 23 gennaio 2020]
Film di chiusura Knives Out/Cena con delitto di Ryan Johnson, con Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Don Johnson, Michael Shannon, Lakeith Stanfield, Katherine Langford, Jaeden Martell, Christopher Plummer
Daniel Craig è il detective che indaga sull’apparente suicidio di un ricco scrittore di romanzi gialli, morto quando tutta la sua famiglia era riunita per il suo ottantacinquesimo compleanno. Tutti sembrano avere un movente per il delitto.[Uscita italiana, 5 dicembre 2019]
TORINO 37
La più importante sezione competitiva del festival, riservata a opere prime, seconde o terze, propone 15 film, inediti in Italia. I paesi rappresentati sono: Argentina, Canada, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Islanda, Italia, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Taiwan, Tunisia. Incentrata sul cinema “giovane”, la selezione dei film in concorso si rivolge alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimono le migliori tendenze del cinema indipendente.
La Giuria
Cristina Comencini (Italia, Presidente)
Fabienne Babe (Francia)
Bruce McDonald (Canada)
Eran Riklis (Israele)
Teona Strugar Mitevska (Macedonia)
I Premi in rosso
Algunas bestias di Jorge Riquelme Serrano (Cile, 2019)
Le choc du futur di Marc Collin (Francia, 2019)
Dylda/Beanpole di Kantemir Balagov (Russia, 2019)
Con Viktoria Miroshnichenko e Vasilisa Perelygina Premio Miglior attrice
Fin de siglo di Lucio Castro (Argentina, 2019)
Il grande passo di Antonio Padovan (Italia, 2019)
Con Giuseppe Battiston e Stefano Fresi Premio Miglior attore
El hoyo/The Platform di Galder Gaztelu-Urrutia (Spagna, 2019)
Hvítur, Hvítur dagur/A White, White Day di Hlynur Pálmason (Islanda/Danimarca/Svezia, 2019) Miglior film
Ms. White Light di Paul Shoulberg (USA, 2019) Premio del pubblico
Now Is Everything di Riccardo Spinotti e Valentina De Amicis (Italia/USA, 2019)
Ohong Village di Lungyin Lim (Taiwan/Repubblica Ceca, 2019)
Pink Wall di Tom Cullen (UK, 2019)
Prélude di Sabrina Sarabi (Germania, 2019)
Raf di Harry Cepka (Canada/USA, 2019)
Le rêve de Noura di Hinde Boujemaa (Tunisia/Francia/Qatar, 2019) Premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Wet Season di Anthony Chen (Singapore/Taiwan, 2019) Migliore sceneggiatura
FESTA MOBILE
Oltre ai due di Apertura e Chiusura, la sezione si snoda tra vicende personali o collettive, lo spirito e la storia di paesi ed epoche, le icone, i miti, i generi.
Coppie in fuga. Un commesso e un’avvocatessa afroamericani, incappati al primo appuntamento in una sparatoria e costretti a fuggire attraverso gli States, in Queen & Slim, combattivo esordio di Melina Matsoukas, acclamata regista di video musicali. Una bellissima rapinatrice di banche (Margot Robbie) e un giovane agricoltore sognano il Messico e si nascondono nell’America della Depressione, in Dreamland di Miles Joris-Peyrafitte. E due ragazzi amici per la pelle si scrollano di dosso la noia suburbana dell’Inghilterra anni ‘90 scappando di casa per raggiungere un Rave, nel travolgente Beats di Brian Welsh. Coppie in nero in tre diversi thriller: Ben Kingsley è un veterano del Mossad in un’ultima missione, affascinato dalla femme fatale Monica Bellucci, nello spionistico Spider in the Web di Eran Riklis. Un’altra femme fatale insegna uno strambo linguaggio di fischi da utilizzare durante un’operazione criminale a un poliziotto rumeno nell’ironico noir La Gomera di Corneliu Porumboiu. Ian McKellen, maturo truffatore e abile seduttore di anziane, irretisce la ricca vedova Helen Mirren, senza accorgersi che la signora è tutt’altro che sprovveduta, nel thriller L’inganno perfetto (The Good Liar) di Bill Condon. Coppie sbagliate. Quella di una giovane supplente della provincia americana con il marito e quella che forma con lo studente di liceo che si porta a letto, con conseguenze disastrose, in Frances Ferguson, commedia provocatoria di Bob Byington. Come eravamo. La Spagna nell’estate del 1936, quando il rettore dell’Università di Salamanca, lo scrittore Miguel de Unamuno, appoggia pubblicamente il generalissimo Franco, per poi pentirsene, nel solido affresco di Alejandro Amenábar Mientras dure la guerra. L’Italia dei primi anni ‘70, dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 al terrorismo, attraverso gli occhi dei registi che hanno raccontato quegli anni, in Colpiti al cuore di Alessandro Bignami. La New York degli anni ‘70, nel racconto trascinante del proprietario di un cinema porno vicino a Times Square, in The Projectionist di Abel Ferrara, presente nel festival anche con Tommaso, dove il suo alter ego Willem Dafoe percorre le tappe della sua vita romana, tra lessico familiare, intoppi lavorativi, antiche paure. Due icone. Frida Kahlo, non solo pittrice, ma anche simbolo popolarissimo di una tormentata coscienza femminile che si risveglia, non si adatta, combatte, narrata da Asia Argento in Frida viva la vida di Giovanni Troilo. Ned Kelly, il fuorilegge che alla fine dell’800 con la sua banda razziava l’Australia e combatteva gli inglesi, divenuto una sorta di Jesse James locale, descritto con tocchi crudeli e allucinati dall’infanzia alle ultime imprese in True History of The Kelly Gang di Justin Kurzel. Storie italiane. Storie di famiglia, agrodolci come Magari di Ginevra Elkann, educazione ai sentimenti di tre ragazzini di genitori divorziati in uno strambo Natale degli anni ‘80 (con Riccardo Scamarcio e Alba Rorwacher); o storie di amicizia, surreali come Lontano lontano di Gianni Di Gregorio, che è uno dei tre pensionati romani decisi ad andare a stabilirsi in qualche posto esotico in cui la vita è meno cara (gli altri sono Giorgio Colangeli e, nella sua ultima apparizione, Ennio Fantastichini); o tenere, come Easy Living di Orso e Peter Miyakawa (prodotto con il sostegno della FCTP), viaggio improvvisato di quattro ragazzi oltre il confine di Ventimiglia per aiutare un coetaneo immigrato. Storie di incontenibili vocazioni, come Simple Women di Chiara Malta, dove la regista Jasmine Trinca si ispira a Simple Men di Hal Hartley, o che mettono alla prova la vocazione di registi e tecnici, come L’Ultimo piano, film realizzato dai neodiplomati della Scuola di cinema Gian Maria Volonté, diretta da Daniele Vicari. E storie che è necessario raccontare e non dimenticare, come quella di Nour, la ragazzina siriana che sbarca sola a Lampedusa, della quale si prende cura il dottor Piero Bartolo (Sergio Castellitto), nel nuovo film di Maurizio Zaccaro. Infine, una storia per immagini che ci riguarda tutti, quella tratteggiata in quarant’anni di passione e ironia da Francesco Tullio Altan, in Mi chiamo Altan e faccio vignette di Stefano Consiglio. Magie della scienza. Raccontare, con il cinema, che cosa sono i vaccini, come nacquero, a cosa servono, perché se ne discute: in Vaccini. 9 lezioni di scienza di Elisabetta Sgarbi, scienziati, filosofi e medici utilizzano bellissimi giocattoli d’epoca per parlare di un tema scottante. Studiare il cielo per vivere meglio sulla terra: lo fanno gli scienziati di tre osservatori astronomici in Cile, Sud Africa e Canarie, con la gente che vive e lavora intorno a loro, nell’affascinante Star Stuff di Milad Tangshir. Tre classici restaurati. Il ladro di bambini, il “viaggio in Italia” di Gianni Amelio, da Milano alla Sicilia insieme ai suoi tre giovani protagonisti, dove rabbia e poesia, dolore e serenità s’intrecciano per descrivere l’Italia dei primi anni ‘90 (restaurato da Minerva Pictures). La grande strada azzurra: nel centenario della nascita di Gillo Pontecorvo il suo esordio nel lungometraggio, uno scabro mélo realistico con Yves Montand e Alida Valli (restaurato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino). Troppo tardi t’ho conosciuta, storia di un giovane tenore di origine contadina e della maliarda che lo affascina, unico film diretto nel 1939 da Emanuele Caracciolo, poi partigiano e fucilato alle Fosse Ardeatine; restaurato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, il film fu ritrovato nel 2003 da Lorenzo Ventavoli, cui viene attribuito quest’anno il Premio Maria Adriana Prolo. […].
Personale dedicata a Teona Strugar Mitevska
Una ragazzona con un’improbabile pelliccetta si butta nelle acque gelide di un fiume per recuperare a nuoto la croce gettata in acqua dal Pope durante una cerimonia religiosa. Chi recupera la croce avrà un intero anno fortunato. La ragazza riemerge stringendo il trofeo. Peccato che la rituale gara fosse destinata solo ai maschi del paese. La storia di God Exists, Her Name is Petrunija è stata una di quelle che hanno colpito l’ultima Berlinale, dove il film è stato presentato in concorso. L’autrice, Teona Strugar Mitevska, è una delle figure più promettenti e vitali del panorama autoriale contemporaneo. Nata a Skopje, in Macedonia, Teona è laureata in cinema alla Tisch School of Arts di New York. Sceneggiatrice e produttrice dei suoi film, insieme alla sorella Labina e al fratello Vuk ha fondato la compagnia di produzione Sisters and Brother Mitevski. God Exists, Her Name is Petrunija è il più recente dei suoi cinque lungometraggi, che il Torino Film Festival presenta (tutti in anteprima italiana) nella personale che dedica alla giovane autrice. Sono storie che prendono spunto dalla sua terra, dalle contraddizioni e dalle insofferenze dei giovani che la abitano, ma che in realtà riflettono bene il malessere, i sogni, le delusioni del mondo contemporaneo: dalla famiglia macedone annichilita di How I Killed a Saint, alle tre sorelle diverse e sognanti di I Am from Titov Veles, dalle due madri tormentate e minacciate di The Woman Who Brushed Off Her Tears agli adolescenti che buttano via le loro vite alla periferia di Skopje in When the Day Had No Name, i suoi personaggi, naturali, veri, quotidiani, riescono sempre a trasformarsi anche in simboli, della nostra insoddisfazione, delle nostre aspirazioni e della ricerca, spesso vana, di vie di fuga.
In viaggio con Mario Soldati
Un “Soldati’s Day”, una giornata dedicata allo scrittore, regista, sceneggiatore, autore televisivo e viaggiatore. Oltre a tre dei suoi film maggiori (Malombra, Fuga in Francia e La provinciale), verrano proiettati spezzoni ed episodi delle sue serie televisive, delle sue inchieste giornalistiche, delle sue interviste: Viaggio nella valle del Po alla ricerca di cibi genuini (1957), Chi legge? e Un’ora con Mario Soldati.
Carlo Verdone Guest Director
Potrebbe sembrare strano che tra queste scelte ci sia solo una commedia brillante, ma in prima battuta cerco sempre di scegliere film di contenuti ‘forti’, che mi propongano suggestioni intime, amare, poetiche o malinconiche. Un film che mi lasci o una carezza o un pugno allo stomaco o una riflessione. In un film cerco insomma la poesia.
Sunset Boulevard (Viale del tramonto), di Billy Wilder – USA, 1950
Ordet (Ordet – La parola), di Carl Theodor Dreyer – Danimarca, 1955
Divorzio all’italiana, di Pietro Germi – Italia, 1961
Being There (Oltre il giardino), di Hal Ashby – Germania/USA, 1979
What’s Eating Gilbert Grape (Buon compleanno Mr. Grape), di Lasse Hallström – USA, 1993
30 Novembre 2019