Si lega alla figura di Bruno Tommaso e alla sua concezione sperimentale della musica, nella pratica didattica e nella produzione estetica, l’esperienza vissuta in una regione italiana troppo spesso nascosta(si) al flusso culturale del Mainstream, tra il 1980 e il 2007. Raccolto in un “Quaderno del Consiglio Regionale delle Marche”, a cura di Marco Salvarani, il racconto della formazione e dei concerti dell’Orchestra è un chiaro esempio di sinergia creativa realizzata con metodo, includendo l’attiva partecipazione di musicisti di conservatorio e giovani autodidatti vogliosi di contribuire a nuove produzioni sonore, fuori dagli steccati di genere. Elementi classici, popolari, di provenienza jazzistica e anche pop sono confluiti e si sono ordinati in un flusso espressivo il cui piano tecnico evitava di limitare l’orizzonte creativo. Il racconto della straordinaria avventura, pubblicato a oltre 40 anni dal via, richiama l’attenzione verso quella che Salvarani ricorda come “un’esperienza umana formidabile, che ha coinvolto un centinaio di persone”. Dalla prefazione di Bruno Tommaso estraiamo una sottolineatura centrale sulle caratteristiche della musica jazz, sul “magico rapporto fra fisicità, spontaneità e creatività che dà luogo all’improvvisazione e l’altrettanto magico quanto necessario equilibrio fra inventiva individuale e lavoro di gruppo”. Una caratterista, nota giustamente Tommaso, di cui il jazz “non detiene il monopolio”. È il punto profondo da cui scaturisce la possibilità di un lavoro produttivo ed espansivo dell’orchestra, al di là o anche al di dentro di possibili dislivelli e/o praticabili sincretismi. Musica popolare anche antica, dodecafonia, swing… Di sicuro, l’esperienza della MJO ha segnato una traccia da perseguire, in tempi che ci si augura possano presto trovare rinnovati impulsi.

* Il libro Marche Jazz Orchestra experience è stato presentato a Montecarotto (AN), il 3 agosto 2021.

Franco Pecori