Il testamento di Pavarotti
Ciao Big Luciano, salutaci Sachmo
Luciano Pavarotti, celebre tenore dalla voce argentina, morto a 71 anni, il 6 settembre 2007, dopo una gloriosa carriera che lo ha visto trionfare sulle scene di tutto il mondo, ha lasciato un testamento artistico: “Spero di essere ricordato come cantante d’opera”. Il “bel canto” di Big Luciano aveva sfondato il confine della musica lirica, era uscito dai teatri più importanti e, attraverso la televisione, aveva conquistato anche le più vaste platee della canzone pop e del rock, fino a prendere la forma di un’etichetta umanitaria, Pavarotti & Friends, versata alla beneficenza. Sicché la dimensione planetaria del personaggio, la sua figura mediatica, ha finito per trasmettere un’idea “universale” della musica che, paradossalmente, ha rischiato di attenuare la grandezza specifica dell’arte del tenore. Rispettare ora il testamento di Pavarotti significa raccogliere l’invito ad apprezzare la qualità eccellente del suo canto, al di qua di confusioni universalistiche che non rendono mai giustizia, a qualsiasi forma riferite. L’arte, espressione dell’uomo storico, ha bisogno di essere riconosciuta in quanto tale. La musica non esisterebbe senza le musiche. Ciò non toglie che gli artisti più diversi possano convivere fraternamente. Viene in mente Louis Armstrong. A ciascuno la sua voce.
Franco Pecori
6 Settembre 2007