Soluzioni, Pippo e Carolina
NON CI SONO SOLUZIONI DI DESTRA NÉ DI SINISTRA
Lo ha detto un politico italiano, promettendosi di governare.
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“Né di destra né di sinistra“. Questo modo di dire denuncia un’ambizione di “pensiero singolare”. È un po’ come quando si sente esclamare: “Io penso con la mia testa!”, a fronte di una difficoltà dialettica nella contestualizzazione degli argomenti. La “testa” di ciascuno non può non essere anche la testa di tutti, esseri storici. Per questo si va a scuola.
Nella Storia, i termini Destra e Sinistra denotano due opposte concezioni della vita organizzata, associata secondo finalità riassumibili in “per il Bene mio, tuo, suo, dell’Umanità”; un Bene che poi, nella ricerca specifica, è visto secondo un’ottica più o meno ravvicinata, ritagliata a misura del contingente, a volte esplicitamente rilegata (re-ligio, re-ligione) in funzione mitologica, a volte tenuta più nascostamente sotto il mito individualista (la libertà al singolare).
Nella Storia, le persone cercano, individualmente e in gruppi, soluzioni per il proprio Bene. Il significato di Soluzione deriva dal latino solvere, sciogliere (il nodo) e ri-solvere (il problema). Ma se il problema è il Bene, lo stare bene, il vivere bene, sarà necessario dare un senso alla parola. Prima che la ricognizione s’ingolfi in slittamenti di pertinenza dovuti al diverso livello e orientamento culturale di ciascuno, diciamo che la pertinenza del senso non può essere separata dall’individuazione della circostanza, del contesto, della situazione storica.
Stare bene nella steppa non è la stessa cosa di stare bene a Manhattan, o nella navicella spaziale. Oppure sì, ma in un certo senso, da esplicitare. E per circostanza si può intendere finanche la configurazione del vivere. Un tempo si parlava molto di antropologia culturale, se ne parla sempre meno. La comunicazione elettronica, per la sua apparente immediatezza che sembra azzerare la distanza “realtà-semiosi” (ma il linguaggio non si forma da sé), spinge i Modelli (del vivere, del pensare) in una progressiva indistinzione, in un confinamento indeterminato, nutrito di ripetitività, di copia, di stereotipo. Il contrario di quel che, a primo impatto, potrebbe sembrarci di fronte a un oggetto come il telefono cellulare.
Pertinenza e circostanza. Vivere bene. I modelli comportamentali suggeriti dalla Pubblicità, a partire dalla finalità di un profitto, tendono ad asservire al consumo ogni diversificazione di intenti. Consumare bene, è questo il problema? Sì, ma rispetto al problema del profitto che il Dettato implicitamente determina ed esplicitamente disegna – la forma del singolo messaggio ha in sé anche la Forma del Dire e del Detto, il Modello si forma e si riforma sempre ad ogni formulazione di messaggio – quale Soluzione adottare? Si dice “confondere la destra con la sinistra” per intendere l’incapacità di discernere i termini di una situazione, di una circostanza, anche la più elementare. E dunque, secondo quale pertinenza si cercherà la soluzione? Siamo sicuri che le felicità e i dolori dei ricchi (risultato) e dei poveri (risultato) siano equivalenti? Rispetto a quale parametro? E come potremo individuare la causa delle differenze? Ogni azione, ogni impresa comporta conseguenze. Siamo pratici o teorici?
La Pratica non esiste in sé. Esiste l’intenzionalità del Fare: una convenzione di linguaggio, dove l’oggetto/cosa prende forma di “cosa”, e diviene oggetto oggettuale. A seconda di quale e quanto vantaggio oggettuale sia prodotto da una soluzione o da un’altra, verso o contro chi, distingueremo un principio di ordinamento, del pensiero e della “pratica”. Non usiamo il termine Destra, diciamo Pippo; e sostituiamo Sinistra con Carolina. L’importante è che i due sappiano (congiuntivo) di non-poter-non distinguere vantaggi e svantaggi di una soluzione, in funzione di quale risultato.
Non è tanto intuitivo quanto teoretico il supporre che a uno spostamento di situazione corrisponda uno spostamento di pertinenza, sia pensando al perimetro logico sia alla densità della materia. “Signora mia, dove andremo a finire?”: chi lo dice, a chi, dove, perché? Se vi dicono che Destra e Sinistra non servono più e, anzi, sono idee dannose, accogliete il suggerimento implicito, di un saggio rifiuto del Sistema a vantaggio del Metodo. In quanto ideologie (sistema), quelle due idee non servono, sostituiamole con idee, frutto non più del Sistema bensì del Metodo. Pippo e Carolina vanno benissimo. Essi sapranno ordinare i propri vantaggi; vantaggi che – come le “teste dei singoli che sono teste anche di tutti” – non potranno che scaturire dalla pertinenza e dalla situazione progettuale. Il dicibile va detto in modo ordinato. L’ordine dei concetti Destra e Sinistra, col passare del tempo (storico), si è perso in confusione. E in guerre. Si deve tornare a parlare ordinato.
Atene, 399 a.C. Socrate, sul punto di morire per aver avuto la condanna a morte – non è importante qui rifare quel processo -, consola gli allievi del suo “seminario” – piangono per la perdita imminente del maestro -, chiarendo loro come la persona importante non sia quella che di lì a poco non sarà più viva bensì quella che sta loro parlando in modo ordinato, cioè con metodo, ricercando passo dopo passo. Morirà la persona, non il Metodo. Il verbo sottostante, greco antico, è μετἐρχομαι (metèrkomai). Uno degli allievi, Platone, ci tramandò la lezione scrivendo il Fedone. Il sottotitolo dell’opera, Dialogo sull’anima, fu poi appiccicato in epoca medievale.
Dura a morire, l’ideologia. Capita che si nasconda dietro la propria negazione, come con l’idealismo. Ma da quella lezione di Socrate non possiamo fuggire.
Franco Pecori
11 Settembre 2019